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Parafrasi canto 1 dell'Inferno, La mia rottura :)

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Pôrtógâš Ð. ¢ê
CAT_IMG Posted on 2/11/2010, 10:54     +1   -1




Parafrasi canto 1 dell'Inferno
A meta' del cammino della nostra vita terrena mi ritrovai in una selva oscura poichè avevo smarrito la via diritta. Ahi quanto è doloroso dire qual era quella selva selvaggia, impervia ed insuperabile, che al solo ricordo la paura si rinnova. E' tanto amara che la morte lo è poco di più; ma per trattare del bene che vi ho trovato, dirò delle altre cose che vi ho visto. Io non so ben raccontare come vi entrai, tanto ero pieno di sonno in quel punto in cui abbandonai la via della verità. Ma dopo che giunsi ai piedi di un colle, là dove terminava quella valle che mi aveva riempito il cuore di paura, guardai verso l'alto e vidi la sua sommità rivestita già dei raggi del sole che guida (con la sua luce) gli altri uomini per la via diritta. Allora si calmò un poco quella paura che mi era restata nell'interno del cuore la notte che io trascorsi con tanto affanno. E come colui che con il respiro affannoso, uscito fuori del mare, si volge all'acqua pericolosa e guarda intensamente, così il mio animo, che ancora fuggiva, si volse indietro a riguardare il passaggio che non lasciò giammai vivo nessun individuo. Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco ripresi la via per il pendio deserto, in modo tale che il piede fermo era sempre il più basso. Ed ecco, quasi al cominciare della salita una lonza leggera e molto agile che era coperta di pelo maculato; e non si allontanava dalla mia vista, piuttosto impediva tanto il mio cammino che io fui più volte costretto ad indietreggiare. Era passato del tempo dal principio del mattino ed il sole saliva in alto in congiunzione con quelle stelle che erano con lui quando l'Amore Divino impresse per la prima volta il movimento a quelle cose belle; sì che l'ora mattutina e la dolce stagione primaverile mi erano di buon auspicio per sperare di scampare da quella fiera dalla pelle variegata; ma non abbastanza per non farmi spaventare dalla vista di un leone che mi apparve. Questi sembrava che venisse contro di me, con la testa alta e con fame rabbiosa, in modo tale che sembrava che anche l'aria ne tremasse. Ed una lupa, che nella sua magrezza sembrava carica di ogni desiderio, e aveva fatto vivere miseramente già molte genti, questa mi comunicò tanta angoscia con lo spavento che emanava dalla sua apparizione che io persi la speranza di raggiungere la vetta. E come colui che guadagna volentieri e giunge il tempo che lo fa perdere, che in ogni suo pensiero piange e si rattrista; lo stesso effetto provocò in me la bestia senza pace la quale, venendomi incontro, mi respingeva a poco a poco là dove il sole tace. Mentre io cadevo rovinosamente in basso, mi si offrì alla vista uno che, a causa del lungo silenzio, appariva fioco. Quando vidi costui nel vasto deserto gli gridai "Abbi pieta' di me, chiunque tu sia, un uomo reale o un'ombra!" Mi rispose: "Non sono un uomo reale, lo fui, ed i miei genitori furono lombardi, di patria mantovana entrambi. Nacqui sotto Giulio Cesare, sebbene alla fine del suo dominio, e vissi a Roma sotto il buon Augusto, al tempo del paganesimo. Fui poeta e cantai di quel giusto figliuolo di Anchise che venne da Troia dopo che la superba Ilione fu bruciata. Ma tu perchè ritorni a tanta noia? Perchè non sali il piacevole monte che è il principio e la causa di ogni gioia?" Allora sei tu quel Virgilio e quella fonte di saggezzache spandi un così largo fiume di parole?"Gli risposi con la fronte bassa "O onore e luce degli altri poetimi valga il lungo studio ed il grande amore che mi ha fatto cercare la tua opera. Tu solo sei il mio maestro ed il mio autore; tu solo sei colui dal quale io trassilo stile bello che mi ha fatto onore. Vedi la bestia a causa della quale sono volto indietro, aiutami da lei, famoso saggio, poichè essa mi fa tremare le vene e i polsi". "A te conviene percorrere un'altra strada", rispose dopo che mi vide piangere,"se vuoi scampare da questo luogo selvaggio: poichè questa bestia, a causa della quale tu gridi, non lascia passare nessun altro per la sua via, ma tanto lo impedisce che lo uccide; ed ha una natura così malvagia e colpevole, che non sazia mai la voglia bramosa, e dopo il pasto ha piu' fame di prima. Molti sono gli animali con cui si ammoglia, e saranno ancora di più finchè non verrà il Veltro, che la farà morire con dolore. Questi non desidererà potere nè ricchezze, ma sapienza, amore e virtù, e la sua origine sarà tra feltro e feltro. Egli sarà la salvezza di quella umile Italia per la quale morì la vergine Camilla e (morirono) di ferite Eurialo, Turno e Niso. Costui caccerà la lupa per ogni città, finchè l'avrà rimessa nell'inferno, da dove la tirerà fuori la prima invidia. Per cui io, per il tuo bene, penso e vedo con chiarezza, che tu mi segua, ed io sarò la tua guida e ti trarrò di qui attraverso un luogo eterno, dove udrai le grida disperate, vedrai gli antichi spiriti che soffrono, ciascuno dei quali invoca la seconda morte; e vedrai coloro che sono contenti nel fuoco perchè sperano di venire, quando sarò, alle genti beate. Se tu poi vorrai salire ad esse ci sarà per guidarti un'anima più degna di me, nell'andarmene ti lascerò con lei; poichè quell'imperatore che regna lassù non vuole che io vada nel suo dominio poichè fui estraneo alla sua legge. Egli impera in tutti i luoghi, e là regna; là è la sua città ed il suo trono: oh, felice colui che sceglie per quel luogo!"Ed io dissi a lui: "Poeta, io ti chiedo di nuovo, in nome di quel Dio che non hai conosciuto, che tu mi conduca là dove ora dicesti affinchè io fugga questo male e altri peggiori, in modo tale che io veda la porta di San Pietro e coloro che tu descrivi così infelici". Allora si mosse ed io lo seguii.
 
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