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torquato tasso vita e opere

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CAT_IMG Posted on 12/5/2009, 14:45     +1   -1




La formazione del Tasso avvenne presso la corte e successivamente nella vita
delle accademie. Egli, probabilmente, lavorò al poema epico sulla crociata per-
chè la corte ferrarese era stata amante della letteratura cavalleresca. Egli guarda-
va alla sua opera con inquietudine ed era tormentato dallo scrupolo di renderla
aderente ai canoni letterari. Tasso incarna la figura del poeta cortigiano del
‘500. Egli è una persona ambivalente che da un lato celebra la corte e dall’altro
vi prova un senso di avversione; egli sogna un mondo pastorale regolato solo
dalla natura, come nel caso di Erminia. Il tema principale della Gerusalemme li-
berata è la prima crociata per conquistare il Santo Sepolcro. Tasso parte dal pre-
supposto che la poesia tratta del verisimile e per far ciò trae materia dalla sto-
ria. Egli, però, riconosce che la poesia non deve essere separata dal diletto e
quest’ultimo è assicurato dal meraviglioso cristiano, ossia gli interventi sopran-
naturali di Dio. Il poema per il poeta deve essere vario ed uniforme e deve ave-
re uno stile sublime che riguardi le cose più grandi. In questo modo Tasso pun-
ta ad un fine didascalico e pedagogico nel quale il diletto è finalizzato al giova-
mento morale del lettore. Nel Tasso è presente una volontà conformistica, infat-
ti egli vuole dare il perfetto poema cristiano secondo i canoni controriformistici
e anche il perfetto poema epico secondo le regole di Aristotele. Al tentativo di
costruire un’opera che esalti il sacrificio degli eroi nel tentativo di raggiungere il
loro santo fine si contrappone un’attrazione per il voluttuoso. Questa tipica am-
bivalenza si verifica anche nella visione della guerra che passa da manifestazio-
ne di forza ad una concezione più dolorosa. Contraddizioni analoghe si verifica-
no nel campo religioso tra la religione celebrativa e quella più intima e sofferta.
Alla religione fondata su verità date dalla teologia si contrappone un’attrazione
per un mondo sovrannaturale e demoniaco.
Queste ambivalenze si manifestano anche a livello formale infatti la struttura
unitaria è sempre sul punto di disgregarsi a causa delle spinte che la percorrono.
Questo bifrontismo investe anche lo scontro tra i cristiani ed i pagani, infatti non
si tratta di uno scontro tra due religioni diverse, ma del conflitto tra due codici
all’interno della stessa cultura, quella occidentale e quella cristiana. I pagani han-
no una visione laica tipica del rinascimento, mentre i cristiani sono i celebratori
delle regole della controriforma che vedeva una subordinazione alla religione.
L’antagonista della religione cristiana non è un’altra religione, ma una negazione
ad essa interna:l’errore. Sono presenti delle spinte che sviano gli eroi e su di lo-
ro agisce la forza dei rappresentanti del codice cristiano. Nel poema è in atto
quindi un triplice scontro:cielo contro inferno, cristiani contro pagani e il “capi-
tano” contro gli “erranti”. Il rapporto che si instaura tra i vari piani è un proces-
so di riduzione dal molteplice all’uno, quest’ultimo ha radici profonde nel poe-
ta. Egli è affascinato dai personaggi devianti e ciò fa si che essi siano quelli più
felici mentre quelli che rappresentano la forza unificatrice appaiono più sbiadi-
ti. Anche a livello formale vi è una perenne tensione tra molteplicità e unità, in-
fatti il testo è concentrato intorno ad un’azione unitaria ma intorno ad essa diver-
gono altri filoni narrativi secondari. A differenza dall’opera di Ariosto, dove la
molteplicità d’azioni era prevista sin dall’inizio, nella Gerusalemme liberata essa
si fa strada contro i principi del poeta; nel Furioso la molteplicità d’azioni è ri-
condotta ad un equilibrio, mentre nell’opera tassesca la struttura unitaria è impos-
ta a forza sopra le multiformi componenti. Nel Tasso non vi è una visione aperta
che ammetta tutte le forme del reale con pari dignità, ma ben si una visione tota-
lizzante. Il tipico bifrontismo si manifesta anche nel punto di vista da cui la nar-
razione è condotta: essa è mobile e si colloca alternativamente nel campo cristia-
no e nel campo pagano. Il bifrontismo si riflette anche nella struttura spaziale del
racconto: si intersecano uno spazio orizzontale e uno verticale diviso tra due fa-
zioni opposte, il cielo e l’inferno. L’intervento della prospettiva verticale e quin-
di di Dio ha lo scopo di riportare l’unità sulla terra. Anche lo spazio orizzontale è
diviso tra la sede dei pagani e il campo dei cristiani, esso è quantitativamente limi-
tato. Inoltre sono presenti degli spazi idillici dove si recano i personaggi erranti,
ma vengono ben presto neutralizzati. Il tempo nell’opera è lineare e sono presen-
ti solo alcuni flash-back per informare sulle vicende degli eroi lontani dal campo.
Nel poema è evidente una tensione verso il sublime che è ottenuta con dei riferi-
menti classici e con l’uso di figure retoriche. Al livello del lessico Tasso predilige
parole lontane dall’uso comune, mentre per la sintassi l’effetto della grandezza è
ottenuto con l’introduzione di periodi lunghi e di enjambements. La poesia del
Tasso è caratterizzata dalla frequente presenza dei contrari che riflettono il suo bi-
frontismo; egli utilizza molti aggettivi (emotività) a dispetto dei sostantivi (ogget-
tività).Egli introduce un nuovo stile formato da forti tensioni interne e utilizza il
metodo del “concettismo”, ossia un procedimento per stupire il lettore con un con-
trasto tra il livello metaforico e quello letterale.
PROEMIO: Sin dalla prima ottava è evidente che Tasso vuole ispirarsi al modello
del poema epico classico e pone come tema centrale della sua opera la guerra, por-
tando le vicende amorose ad un livello secondario e ostacolatorio nei confronti
dell’unità. Alle opposizioni crociati-pagani, cielo-inferno, si contrappone una du-
plice alleanza, tra il capitano e il cielo, e tra i pagani e l’inferno. Secondo la con-
cezione controriformistica, l’arte deve avere una funzione pedagogica e il compi-
to del poeta deve essere quello di tramandare il vero ignorando le bellezze esteti-
che della poesia. Lo scrittore deve però adeguarsi alle esigenze del lettore e per
fare ciò subordina il diletto al vero in modo da trasmettere, tramite la poesia, la
storia. Nella terza parte viene evidenziata la figura del “peregrino errante” che in-
carna quella del Tasso. Si delinea in questo modo un’opposizione tra la corte do-
ve il signore è visto come un padre e la vita irregolare, tra cui si muovono due for-
ze contrarie: quella centripeta che conduce al successo e quella centrifuga che por-
ta alla malinconia e alla fuga.
LA MORTE DI CLORINDA: In questo episodio si manifesta un meccanismo af-
fine all’ironia tragica: Tancredi è inconsapevole che sta uccidendo la sua amata,
mentre il lettore è a conoscenza di tutto. Tramite l’intervento della voce narrante
il poeta si immedesima nei suoi personaggi, mentre nell’Orlando Furioso essi ser-
vivano come strumenti per lo straniamento. Leggendo il brano è evidente una for-
te ambiguità tipica del Tasso, infatti i due protagonisti invece che amarsi si ucci-
dono. L’episodio si divide in due parti, il duello e la morte di Clorinda; nella se-
conda sequenza la figura della donna si trasforma da valorosa guerriera a dolce
fanciulla e il gesto di togliersi l’elmo fa emergere tutta la sua femminilità. La
trasformazione è però duplice, infatti oltre a riacquistare il suo corpo di donna,el-
la viene innalzata ad un’altra dimensione, quella spirituale. Questa ambiguità pre-
sente in tutta l’opera da spessore al racconto.
 
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