Death Note Plus: Download Volume 13 Ita, Download Death Note Anime Ita

Seneca - Epistulae Morales Ad Lucilium - Liber V - 44

« Older   Newer »
  Share  
Stuart Tusspot
CAT_IMG Posted on 1/12/2009, 14:50     +1   -1




XLIV. SENECA LUCILIO SUO SALUTEM [1] Iterum tu mihi te pusillum facis et dicis malignius tecum egisse naturam prius, deinde fortunam, cum possis eximere te vulgo et ad felicitatem hominum maximam emergere. Si quid est aliud in philosophia boni, hoc est, quod stemma non inspicit; omnes, si ad originem primam revocantur, a dis sunt. [2] Eques Romanus es, et ad hunc ordinem tua te perduxit industria; at mehercules multis quattuordecim clausa sunt, non omnes curia admittit, castra quoque quos ad laborem et periculum recipiant fastidiose legunt: bona mens omnibus patet, omnes ad hoc sumus nobiles. Nec reicit quemquam philosophia nec eligit: omnibus lucet. [3] Patricius Socrates non fuit; Cleanthes aquam traxit et rigando horto locavit manus; Platonem non accepit nobilem philosophia sed fecit: quid est quare desperes his te posse fieri parem? Omnes hi maiores tui sunt, si te illis geris dignum; geres autem, si hoc protinus tibi ipse persuaseris, a nullo te nobilitate superari. [4] Omnibus nobis totidem ante nos sunt; nullius non origo ultra memoriam iacet. Platon ait neminem regem non ex servis esse oriundum, neminem non servum ex regibus. Omnia ista longa varietas miscuit et sursum deorsum fortuna versavit. [5] Quis est generosus? ad virtutem bene a natura compositus. Hoc unum intuendum est: alioquin si ad vetera revocas, nemo non inde est ante quod nihil est. A primo mundi ortu usque in hoc tempus perduxit nos ex splendidis sordidisque alternata series. Non facit nobilem atrium plenum fumosis imaginibus; nemo in nostram gloriam vixit nec quod ante nos fuit nostrum est: animus facit nobilem, cui ex quacumque condicione supra fortunam licet surgere. [6] Puta itaque te non equitem Romanum esse sed libertinum: potes hoc consequi, ut solus sis liber inter ingenuos. 'Quomodo?' inquis. Si mala bonaque non populo auctore distineris. Intuendum est non unde veniant, sed quo eant. Si quid est quod vitam beatam potest facere, id bonum est suo iure; depravari enim in malum non potest. [7] Quid est ergo in quo erratur, cum omnes beatam vitam optent? quod instrumenta eius pro ipsa habent et illam dum petunt fugiunt. Nam cum summa vitae beatae sit solida securitas et eius inconcussa fiducia, sollicitudinis colligunt causas et per insidiosum iter vitae non tantum ferunt sarcinas sed trahunt; ita longius ab effectu eius quod petunt semper abscedunt et quo plus operae impenderunt, hoc se magis impediunt et feruntur retro. Quod evenit in labyrintho properantibus: ipsa illos velocitas implicat. Vale.

Seneca saluta il suo Lucilio [1] Di nuovo ti fai piccino piccino dinanzi a me ed affermi che prima la natura, poi la fortuna ti ha trattato con scarsa benevolenza; mentre tu potresti sottrarti al volgo e salire al più alto grado di felicità che sia concesso agli uomini. Uno dei vantaggi che presenta la filosofia è appunto questo, che essa non si cura dei titoli nobiliari: tutti gli uomini, se sono ricondotti alla loro prima origine, discendono dagli dèi. [2] Sei cavaliere romano, e la tua attività ti permise di entrare in quest’ordine: ma, per Ercole, a molti è vietato l’accesso ai primi quattordici sedili del teatro; non tutti sono ammessi al Senato; anche nell’esercito vengono arruolati con difficoltà coloro che vi sono accolti per affrontare fatiche e pericoli; la saggezza è accessibile a tutti, rispetto ad essa siamo tutti nobili. La filosofia non respinge né sceglie alcuno: splende per tutti. [3] Socrate non fu un nobile: Cleante attinse acqua e prestò la propria opera per irrigare i giardini: la filosofia non accolse Platone già nobile, ma lo rese tale. Perché tu disperi di diventare uguale a costoro? Tutti questi sono tuoi antenati, se ti mostri degno di loro: e ti mostrerai tale, se tosto ti convincerai che nessuno ti supera in nobiltà. [4] In numero uguale per tutti sono quelli che ci han preceduti: l’origine di ciascuno risale di là dal tempo. Platone afferma «che ogni re discende da schiavi ed ogni schiavo da re». Il continuo variare delle sorti ha mescolato tutto e la fortuna ha rigirato in su e in giù ogni cosa. [5] Chi è nobile? Chi dalla natura è stato ben disposto alla virtù. A questa sola si deve badare per altro se ti riporti al passato, l’origine di ogni uomo risale al tempo prima del quale niente esiste. Un succedersi alterno di splendori e di miserie ci ha condotti dall’inizio del mondo fino alla presente età. L’atrio pieno di ritratti degli antenati anneriti dal fumo non rende l’uomo nobile; nessuno è vissuto per la nostra gloria e ciò che è esistito prima di noi non ci appartiene: l’animo rende l’uomo nobile, ad esso da qualunque condizione è possibile levarsi al di sopra della fortuna. [6] Pertanto immagina di essere non un cavaliere romano, ma un liberto: puoi fare in modo di essere tu solo veramente libero fra uomini liberi per nascita. «Come?» mi chiedi. Se saprai distinguere i mali ed i beni no nattenendoti al criterio del volgo. Bisogna considerare non donde essi provengano, ma dove vadano. Se vi è qualcosa che può rendere la vita felice, essa è un bene in virtù d’un proprio diritto: infatti non può corrompersi e diventare un male. [7] Qual è dunque l’errore che si compie, dacché tutti desiderano la felicità? Scambiano i mezzi per conseguire la felicità con la felicità stessa e mentre la ricercano se ne allontanano. Infatti mentre la suprema felicità consiste in una piena sicurezza ed in una ferma fiducia in essa, si tirano addosso motivi di inquietudine e per l’insidioso cammino della vita non solo portano il fardello, ma lo trascinano: così si allontanano sempre più dalla mèta a cui mirano e quanto più si adoprano tanto più si mettono in imbarazzo e indietreggiano. La stessa cosa succede a chi si affretta in un labirinto: proprio la rapidità lo impiglia. Stammi bene.
 
Top
0 replies since 1/12/2009, 14:50   1790 views
  Share